Enrico Ruggeri – Champagne Molotov

Album 1981

Questione d’urgenza

Sempre irrequieto e pronto ad imbattersi in nuove sfide, tentando di vincere a modo suo e lasciando spaesato chi lo osserva. A differenza della frase spesso abusata “o si ama o si odia”, di Enrico Ruggeri puoi amare dei periodi o delle opere, ma difficilmente riuscirai a farti piacere tutte le sue creazioni o gesta. Perché Ruggeri, oltre ad essere un artista, è prima di tutto un essere umano estremamente sensibile che conosce benissimo il confine tra buon gusto e deficienza. Punk, destrorso, chansonnier, borghese, rocker sono solo alcuni degli appellativi spesso utilizzati nel descriverlo: tutti lo rappresentano, ma non perché la sua personalità sia poco definita, ma piuttosto per una sua naturale predisposizione alla curiosità e inclinazione alla sperimentazione. Non passa anno che Ruggeri non se ne esca con una novità e dall’alto dei compensi che avrà sicuramente percepito durante gli anni, si capisce che la sua è una semplice fame creativa al limite della bulimia, che riesce a combattere il più letale dei nemici di questo periodo storico: il fair play. Ruggeri è contrario alle logiche che vorrebbero “ingabbiare” la sua creatività, e questo perché le sue radici sono autenticamente punk, ossia tendenti a smascherare ed annullare qualsiasi forma di frivolezza che non sia coerente con la sua visione delle cose.  D’altronde è stato il punk a ricordare al mondo cosa fosse il vero rock quando il rock, verso la metà degli anni ’70, divenne una musica “innocua”. E’ stato il punk a far riemergere quell’urgenza che spinse Elvis a “fregare” il rhythm & blues ai neri, la stessa urgenza che anni dopo fu la scintilla che spinse tanti gruppi a imbracciare uno strumento e realizzare un album. Il punk ricordò che senza “l’attitudine” il rock fa schifo ed è “solo” musica.

Ruggeri impara questa lezione prima di molti altri in Italia e fonda il gruppo punk Decibel per poi intraprendere la carriera solista nel 1981 con “Champagne Molotov”, il suo primo album che parte dal punk ma ammorbidisce il suono (specie nelle chitarre) virando verso il pop. Non è il suo capolavoro, nonostante contenga molti brani interessanti come “Con te con me”, “…E Sorride”, “Señorita”, “Sono proprio un infantile” e “Sempre giù”, ma è un album fondamentale per inquadrare le difficoltà per cui un certo suono ribelle di matrice anglosassone non riuscì a imporsi nel nostro paese, generando così artisti divenuti successivamente pop, ma di estrazione punk, di gran lunga più ribelli di chi oggi il rock lo fa “solo” con la musica.
Enrico Ruggeri è il portabandiera di questa tipologia di artisti, un meraviglioso ibrido che da decenni realizza opere sempre criticabili ma altresì estremamente interessanti.