Intervista a Marco Taddei

Abbiamo adorato il suo “4 vecchi di merda” realizzato assieme all’altrettanto bravo Simone Angelini e pubblicato nel 2018 da Coconino, così abbiamo deciso di porre qualche domanda a Marco Taddei, uno degli autori più completi dell’attuale panorama del fumetto italiano.

Tu, insieme a Simone Angelini , hai realizzato 4 Vecchi di merda un’opera che può essere intesa come critica
alla società contemporanea. Qual è secondo te il peggior difetto di quest’epoca e come è stato criticato in 4
Vecchi di merda?
Penso che non ci sia mai stata un’epoca senza difetti. Forse nemmeno l’Età dell’Oro era esente da guai. A dire il vero mi pare che lo stesso schifo si ripeta all’infinito dall’inizio del tempi, quindi non sono nemmeno d’accordo con il concetto di epoca. E’ tutto un enorme colabrodo e 4 Vecchi di merda non fa altro che confermare che pure il futuro non farà eccezione. Lo abbiamo fatto nel 2018, ci si poteva permettere di essere ancora ottimisti in qualche astrusa maniera.
I disegni di Angelini sono superbi e incredibilmente adeguati alla storia. Come è nato 4 vecchi di merda
e chi ha scelto di collaborare con l’altro?
Ahi, ahi, non abbiamo studiato. Io e Simone collaboriamo dal 2013 e abbiamo dato vita ad un gran quantità di lavori: Anubi, Horus, Enrico, Malloy, Storie Brevi e Senza Pietà. Ci scegliemmo reciprocamente tanti anni fa, come due fidanzatini.
Se dovessi consigliare solo un’altra tua opera a chi ha letto 4 Vecchi di merda. Quale consiglieresti e
perché?
4 Vecchi di merda è un fumetto a cui sono molto affezionato, non so perché, ma forse è lo stesso motivo per cui ha attratto così tanto la vostra attenzione. Tolto lui, direi Anubi, che ci ha dato tante soddisfazioni e continua a darcele.
C’è differenza tra fumetto e graphic novel?
Immagino la stessa differenza tra l’acqua e la molecola dell’acqua.
Perché Colt, il protagonista, vuole solo suonare e chi sono gli uomini cavi?
E’ bello rivangare questi elementi che, da buon vecchio di merda, andavo dimenticando. La chitarra di Colt è l’unica cosa che gli permette di sentirsi qualcuno (o qualcosa) nel panorama infame del mondo. O magari gli permette invece di dissolversi. Insomma qualsiasi condizione, tranne essere vivi. Esseri vivi è una gran fregatura, nasci che è pieno di gente, nessuno chiede la tua opinione su niente dato che le cose importanti le ha già decise qualcun altro, tu devi solo accontentarti di un tragitto più o meno già battuto dai cosiddetti normali e per quelli che ti stanno intorno sei solo una palla di pongo da schiacciare sempre di più, se qualcosa ti va bene ti fanno pure sentire in colpa. Suonare una chitarra può salvare, nei fumetti come nella realtà. Però non è così in 4 vecchi di merda. Per Colt è diverso, Colt è condannato dalla sua chitarra. Gli Uomini Cavi abitano lì, ad un passo da noi, e vogliono occupare la realtà. Non hanno forma, non hanno idee, sono solo desiderio di irrompere nella realtà. Ho rubato il nome di questa tribù occulta a René Daumal e al suo Il Monte Analogo. 4 Vecchi di Merda ha in comune con il libro di Daumal il fatto che finisca di botto, improvvisamente, quasi a lasciarti a metà di un discorso importante. Spero che si senta l’orgasmo devastante.
Quali sono i registi, i fumettisti e gli scrittori che hanno maggiormente influenzato la tua scrittura?
Non so se le mie letture mi hanno influenzato, perché davvero non reggo il confronto, ma mi piace leggere, è vero. Leggo principalmente autori morti, perché penso che mi posso fidare di un morto. Hanno dato, volente o nolente, tutto quello che potevano dare. Non possono più rimangiarsi niente, né deludermi apparendo in qualche spettacolino televisivo. Non so se c’entra qualcosa, ma per me è orribile la TV. Mi duole il cuore pensare che la gente la veda ogni giorno. Registi e fumettisti – pure vivi eh – ce ne sono parecchi, ma sarebbe difficile e soprattutto noioso fare un elenco, posso dirti però che i miei gusti sono all’antica e non proprio contemporanei. Ma generalmente un autore genuino e sincero è quello che attrae la mia attenzione.
Disponi della totale libertà d’espressione quando crei un’opera?
Quando uno fa un fumetto si confronta sempre – con il disegnatore, con l’editore. E’ questo il bello del lavorare con colleghi e professionisti competenti. A me basta scrivere un fumetto, scriverlo nella mia cosiddetta cameretta, per me, è il massimo della libertà d’espressione.