Servitore, servito e benservito

Il libro di memorie di Ilda Boccassini

Eppure è una donna.
Va ascoltata. Specialmente oggi, che le donne hanno finalmente la possibilità di farsi sentire. Anche se donna, e che donna, invece non l’ha ascoltata nessuno. Allora non è vero che le donne, ogni donna, hanno diritto di ascolto. Eppure, c’era persino di che fare gossip. La storia d’amore con Giovanni Falcone. Sì, perché Ilda Boccassini, nel suo libro La stanza numero 30. Cronache di una vita, racconta anche questo. Nell’aula magna di Palazzo di Giustizia, a Milano, appena dopo la strage di Capaci, Ilda, rivolta al pubblico dei suoi colleghi, pronuncia queste parole: “Voi avete ucciso Giovanni Falcone. Con la vostra indifferenza. Con le vostre critiche (…) Giovanni è morto con la consapevolezza che i suoi colleghi lo consideravano un traditore” (pagina 58). “Traditore”, come il Buscetta raccontato da Marco Bellocchio nel film omonimo.
Non è questione di magistratura. E’ questione di Italia. Paese “cinico e depresso”, come qualcuno dice in un film sempre di Bellocchio (Bella addormentata). Il libro di Ilda Boccassini racconta la sua storia, e di alcuni altri italiani, non proprio tipici, che invece non si arrendono al cinismo e alla depressione.
Sarà questo, uno dei motivi del silenzio caduto sul libro? Oppure è stata Ilda stessa, a chiedere, implicitamente o esplicitamente, di non alzare la voce? O magari è scattato un rifiuto automatico, istintivo, di questioni ormai intrise di singolari luoghi comuni, e di ufficialissime cerimonie commemorative?
“Mi mancava tanto Giovanni”, scrive Ilda a pagina 208, “e a tratti sentivo stringersi come un cappio soffocante quel filo sottile di odio, invidia, cattiveria che anche lui aveva dovuto sopportare e che in qualche modo continuava ad accomunarci. Ma nonostante mi mancasse, la realtà che vivevo giorno dopo giorno mi spingeva alla ribellione contro di lui, ad accusarlo dentro di me di avermi rovinato la vita, anche perché sentivo di non avere la sua forza e che non ce l’avrei fatta a reggere il modello di servitore dello Stato che Giovanni aveva imposto”. E’ Ilda che scrive, ma non è qualcosa che ciascuno di noi ha scritto, o detto pensato pianto, almeno una volta nella vita? Essere all’altezza (non uguali: all’altezza) del modello a cui dobbiamo la nostra passione. Il grande tema. Ovvero, il rapporto tra l’individuo e le Istituzioni. In America vince sempre l’individuo (ed è per questo che può girare armato), in Italia vincono sempre le Istituzioni. Tragedia di Aldo Moro insegni. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il film di Elio Petri, 1970, ovvero il poliziotto che dissemina la scena del delitto di indizi a proprio carico, per certificare l’impunità. Servitore dello Stato e puntualmente dallo Stato servito. Poi ci sta anche il benservito, per qualcun altro, servitore dello Stato sul serio.
Ilda parla nel libro di amici artisti e intellettuali. Non ho sentito alcuna voce levarsi al riguardo. Mi è capitato di accennarne a qualche regista cinematografico: “Perché non fai un film tratto dal libro della Boccassini? Sarebbe bello…”.
“Lo devo leggere”, è stata la risposta.