Ti ricordi? Ti ricordi? Ti ricordi?
Così i personaggi del film Palombella rossa, diretto e interpretato da Nanni Moretti, assediavano il protagonista, un dirigente del PCI che viveva la crisi del partito all’alba di quel 1989, caduta del Muro di Berlino, che avrebbe segnato, dopo il delitto Moro, il destino dell’Italia, e non solo.
Già il protagonista di Bianca, 1984, confessava al commissario di polizia di non ricordare più chi fosse Otelo de Carvalho, e il perché a un certo punto si era andati tutti in Portogallo. De Carvalho era infatti uno dei protagonisti della Rivoluzione dei Garofani, che abbatté nel 1974 il dittatore portoghese Marcelo Caetano.
Negli anni Settanta, in particolare nella saggistica di carattere politico, si utilizzava spesso l’espressione “materiali per uso di memoria”. Materiali vivi, quindi, documenti, testimonianze, immagini. Oggi la memoria è stata rimpiazzata dall’archivio, figura cardine della rete, dove il materiale è strutturalmente morto, dimenticato, se non viene esumato da qualche volenteroso ricercatore.
In Palombella rossa Nanni Moretti coglie perfettamente il passaggio dalla memoria all’archivio, alla fine degli anni Ottanta, e lo fa attraverso lo strumento del ricordo, che coinvolge ciascuno di noi.
Pertanto:
– La memoria è collettiva;
– Il ricordo è personale;
– L’archivio è anonimo/burocratico.
Tutto quello che compare in rete, anche queste righe, nell’attimo stesso in cui appare, risulta già archiviato, consegnato all’anonimato della burocrazia del Grande Archivio Globale, da parte di quegli apparati specializzati nella comunicazione, i quali altro non sono che gli uscieri prezzolati della memoria e del ricordo.
Mi piace allora concludere ricordando come l’ultimo film con Marcello Mastroianni, del 1997, vedesse il grande attore, già fatidicamente malato, solo davanti alla macchina da presa, impegnato a raccontare orgogliosamente se stesso, il mondo e la società di cui aveva fatto parte.
Il titolo del film era, ed è: Mi ricordo, sì, io mi ricordo.