CAMERA AR-DENTE

I funerali dei famosi e il vizietto di esporre salme in Campidoglio 

All’inizio di Uccellacci e uccellini, film del 1966, con Totò e Ninetto Davoli, diretto da Pier Paolo Pasolini, si mostrano alcuni cartelli indicatori stradali, con su scritto “via Benito La Lacrima – disoccupato”, e poco dopo “via Antonio Mangiapasta – scopino”, e infine “via Lillo Strappalenzola – scappato di casa a 12 anni”. La sequenza è ambientata nell’estrema periferia romana, tra le baracche, ma io non riesco a non pensarci quando sento di camere ardenti al Campidoglio, sempre in Roma, che esibiscono la salma di personaggi famosi.
Penso: quando sarà che anche il disoccupato, lo scopino, lo scappato di casa a 12 anni, che hanno penato e fatto penare per tutta la vita, avranno una camera ardente, magari in borgata, ristretta, in un mini Campidoglio pasoliniano?
Poi mi viene in mente che l’espressione “scappato di casa”, che Pasolini usa in senso positivo, di qualcuno che ha provato a uscire e vedere il mondo, oggi è considerata un insulto all’unanimità, sia a destra che a sinistra, e allora rifletto che è inutile fare paragoni. Il passato, ammesso che sia avvenuto davvero come adesso lo ricordiamo, non esiste più. Tutto ciò mi è venuto in mente anche alla notizia dell’ultima camera ardente, quella per Maurizio Costanzo, in Campidoglio, con esequie interminabili e solenni, compresi i selfie alla e con la vedova. E mi chiedo, ma cosa significa tutto questo, sul serio?
Tento, al solito, di rispondere: è la contemporanea logica del museo.
L’imbalsamazione immediata.
Tutti capi di stato, come fu per Evita Peron.
Io spero sempre che un telecronista, alla notizia di un decesso di persona famosa, aggiunga: i funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. Ma così avviene assai raramente. E’ difficile resistere alla fila di persone che passano e rendono onore. E allora mi viene in mente, povero me, una battuta davvero stupida, di cui mi vergogno profondamente, ma a cui nemmeno io so resistere. La camera ardente è in realtà, alla romana, una camera ar dente, nel senso degli spaghetti, cotti al punto giusto, duri e sostenuti, ossia al dente. La salma illustre esibita in Campidoglio è infatti cotta a puntino, composta e già come imbalsamata. Nel museo contemporaneo dove ciascuno è già subito statua di se stesso. Esibita al dente.
Nessuna speranza per gli scopini, i disoccupati, gli scappati di casa a 12 anni, i quali, quasi sempre, sono anche sdentati.