Ciò che colpisce nel cosiddetto caso Montesano, ossia indossare una t- shirt con il logo della Xmas alle prove di una trasmissione di RaiUno, non è la responsabilità specifica di qualcuno riguardo ciò che è successo, perché in tal caso l’unica soluzione sarebbe il Terrore robesperriano. Ciò che emerge è la situazione penosa in cui versa la comunicazione italiana. Allo scandalo della T-shirt, la comunicazione reagisce così:

– Accusa indignata per la maglietta indossata;

– Risposta dell’accusato che dichiara di essere un collezionista di t-shirt emblematiche, dalla Xmas a Mao Tze Tung;

– Interventi di insigni editorialisti che si affannano a spiegare cosa sia davvero la Xmas;

– Annuncio di una inchiesta sull’intero caso;

– Reazione dell’accusato che passa ad accusatore minacciando le aule di tribunale;

– Timide considerazioni di qualche opinionista che suggerisce che tutto sia stato fatto apposta per ragioni pubblicitarie.

Oggi viviamo un’epoca integralmente ideologica. Che non è visione politica e sociale della realtà, o meglio lo è ma nella versione capitalistica del brand. Oggi domina l’ideologia del brand. L’importante è esibire così un brand, fascista nazista marxista anarchico è lo stesso, per mettersi sul mercato. La partecipazione artistica di Montesano alla trasmissione che non nomino nemmeno si concentrava sulla capacità di danzare. Ricordo che negli anni Ottanta Montesano furoreggiava al Sistina con uno show intitolato, a ragione, BRAVO!, titolo che non lascia spazio a dubbi sulla dimensione artistica del personaggio.
Ma Montesano, credo giustamente, ha valutato che oggi la danza non lo avrebbe per niente rimesso sul mercato, perché lo avrebbe al massimo consegnato alla consueta sfera della nostalgia, o meglio dell’apprezzamento fine a se stesso per le virtù immacolate della terza età: che bravo quel Montesano, anche con tutti gli anni che ha sul groppone.
Montesano ha pensato che oggi il brand che conta e funziona è solo quello ideologico: esisti sul mercato solo se ti adatti a merce ideologica. Oggi, l’ideologia storica, quella otto/novecentesca, è una merce, un marchio, un brand. Che un tempo sia stato un sogno, un incubo, in ogni modo un progetto che ha coinvolto la vita di milioni di persone, oggi, non frega nulla a nessuno.
Montesano compreso.